Dopo la Canonizzazione di San Lodovico Pavoni


Angelo Card. Comastri

Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano
Arciprete della Basilica Papale di San Pietro

BASILICA DI SAN PIETRO
Santa Messa di Ringraziamento
per la Canonizzazione di Lodovico Pavoni
17 ottobre 2016 - OMELIA

1) Lodovico Pavoni è vissuto in un’epoca difficilissima: l’Europa in quegli anni era attraversata da sconvolgimenti continui e l’Italia era devastata da passioni contrastanti e inquietanti. Tempi veramente duri.
In un momento simile poteva prevalere la tentazione di rinchiudersi nel proprio orticello evitando rischi e problemi.
Ma i santi non pensano così: per i santi tutto diventa spazio per amare di più e opportunità per vivere il dono generoso della propria vita alla sequela di Gesù.
Quale fu il problema, quale fu l’emergenza che colpì il cuore sacerdotale di Lodovico Pavoni?
Prima di tutto furono i giovani!
In questa intuizione egli ha anticipato San Giovanni Bosco e ci ha consegnato una priorità che è validissima ancora oggi. Perché?
Mi limito a ricordare ciò che accadde nei primi mesi dell’anno 1997. Alcuni giovani, in varie parti d’Italia, cominciarono a gettare sassi dai cavalcavia suscitando panico un po’ ovunque: penso che ricordiate quel momento terribile.
Nei pressi di Casale Monferrato accadde la tragedia: la vettura di una giovane coppia di sposi in viaggio di nozze venne colpita da un grande sasso e la sposa morì sul colpo. I giovani responsabili vennero subito scoperti e arrestati.
Successivamente, vennero affidati allo psicologo Vittorino Andreoli, affinché individuasse quale meccanismo perverso era scattato nel cuore di quei giovani. La conclusione dello psicologo è agghiacciante.
Scrisse testualmente: ”Questi giovani non sono malati: sono in perfetta salute. Questi giovani non sono sprovveduti: hanno tutti un titolo di scuola superiore. Questi giovani non sono neppure cattivi, perché non avevano un’intenzione esplicita di uccidere.” E allora? “Questi giovani sono qualcosa di peggio: sono vuoti. Neppure si pongono il problema del bene o del male relativo ad un’azione da compiere. Questi giovani conoscono soltanto un’alternativa: mi piace o non mi piace! Giovani così, facilmente diventano assassini”.
Se ci pensate, è quello che sta accadendo oggi.
Non ricordate pochi mesi fa l’episodio terribile di un gruppo di giovani romani, tutti studenti e “ben foraggiati di soldi”, che un sabato sera, per vincere la noia, decisero di provare l’emozione di assassinare un loro coetaneo? E così fecero.
Non possiamo rassegnarci a questa deriva.
È necessario riprendere in mano la passione educativa; è urgente creare spazi per incontrare i giovani e aiutarli a sentire la vita come una missione, come un impegno, come una meravigliosa chiamata a lasciare dietro di sé un solco di bene.
San Lodovico Pavoni fu letteralmente mangiato da questa passione educativa e tantissimi giovani furono salvati dall’oratorio da lui fondato e guidato con la passione di un padre e con la tenacia di un uomo abitato dall’Amore di Dio: volle creare per i giovani “una famiglia educativa”, un luogo esistenziale dove i valori si trasmettono con l’amicizia e la testimonianza della vita.
E San Lodovico ha amato i giovani fino al segno estremo: li ha amati fino a dare la vita per loro. Infatti, dopo averli accompagnati fuori Brescia con un viaggio faticoso e rischioso di 15 Km per metterli al sicuro durante l’insurrezione della città, il 1° aprile 1849 San Lodovico concludeva la sua giornata terrena come un vero martire della carità.
E questo gesto finale è in perfetta sintonia con tutta la sua vita.
San Giovanni Paolo II parlando ai giovani a Toronto nell’anno 2002, coraggiosamente disse: “Cari giovani, non siate come le lumache che lasciano dietro di sé soltanto la scia della bava: una pioggerella basta per cancellarla! Lasciate dietro di voi un profondo solco di bene”. San Lodovico ha fatto così.
La Congregazione dei Figli di Maria Immacolata fondata da San Lodovico Pavoni ha questo altissimo scopo e i tempi attuali di disorientamento e di disarmo educativo rendono ancora più urgente la missione dei pavoniani.

2) San Lodovico Pavoni ebbe un’altra formidabile intuizione: l’intuizione di educare i giovani al lavoro, di offrire loro la formazione al lavoro. E stato il primo ideatore della “scuola dei mestieri” e anche questa intuizione va ripresa per non allargare il numero impressionante dei disoccupati: la mancanza attuale di lavoro, infatti, è causa di depressione e sbandamento.
Alcuni anni fa, dopo la Santa Messa vespertina del primo giorno dell’anno, un uomo dell’età di circa quarant’anni mi seguì in sacrestia e mi fece l’augurio di “buon anno”1
Lo ricambiai e chiesi: “Come si chiama?” • Mi rispose: “ Io non ho un nome”• Pensando che si trattasse di una persona disturbata di mente, lo avvicinai con cautela e lo invitai ad accomodarsi nella saletta attigua alla sacrestia. Quando fummo faccia a faccia mi disse: “Io non sono un uomo, perché io non sono nessuno. E sa perché? Io non ho più lavoro: la Ditta dove lavoravo è fallita. Davanti al mondo, io non conto niente: io non sono nessuno neanche davanti ai miei figli”
Sono impressionanti queste parole.
Capite, allora, quanto fu provvidenziale la decisione di San Lodovico Pavoni di introdurre i giovani nel mondo del lavoro: questa è vera carità, perché non soltanto soccorre la fame immediata, ma dà la dignità alla persona affinché viva con il lavoro delle proprie mani.
Oggi, In questo campo, è necessario riformulare e riattualizzare la coraggiosa via percorsa da San Lodovico Pavoni.
Ma San Lodovico non finisce di stupirci. Tra i mestieri’ che predilesse c’era l’arte tipografica.
Il nostro Santo capì che la stampa stava diventando un mezzo di comunicazione formidabile ed era necessario che gli operai del Vangelo percorressero questa strada con coraggio e determinazione.
Con questa decisione, San Lodovico precorse e anticipò San Giacomo Alberione: i santi, infatti, non temono la modernità ma sanno piegarla al Vangelo con uno zelo che mette in crisi la nostra pigrizia e la nostra mediocrità.
Infine vorrei ricordare che San Lodovico ha amato la Madonna con lo stesso fervore che caratterizzò San Francesco d’Assisi, San Giovanni Bosco e, in tempi recenti, Santa Teresa di Calcutta.
La Madonna, noi lo sappiamo bene, ha avuto da Gesù Crocifisso una consegna ben precisa. Gesù le ha detto: “Donna, ecco tuo figlio”. E “questo figlio” è ognuno di noi.
San Lodovico lo è stato veramente: ci aiuti e vi aiuti a fare altrettanto!



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